POP ART ANTAGONISTA?
È consuetudine
considerare la Pop Art, arte popolare, un fenomeno artistico di recupero del mondo
materiale. Allontanandosi da quei concetti di arte astratta particolarmente
distanti dal vissuto quotidiano, la pop art tendò di elevare artisticamente tutta
la fenomenologia consumistica dei prodotti di massa per lo più americana.
Tra il 1958 e il 1965 con
artisti come Tom Wesselmann, Andy Warhol e Claes Oldenburg, ma ovviamente non
sono questi citati tutti gli artisti della cosiddetta arte popolare, questo
movimento riprodusse immagini e oggetti del mondo dei consumi in chiave spesso
ironica e colorata, tanto da ottenere un successo di pubblico proprio per il
suo approccio diretto. Viene spesso anche ribadito un non intento critico verso
l’edonismo di massa, ma solamente una riproduzione indiretta di quel mondo, una
mimesi potremmo anche dire, ovvero senza un’ideologica base di avversità al
mondo capitalistico con il suo apparato di oggetti e cose.
Probabilmente fu così.
Non vi fu un vero obiettivo critico sull’oggettività reale della società americana
o in generale occidentale, ma va anche detto che le immagini, le loro opere, si
prestano molto chiaramente e anche in modo interessante ad una lettura critica
del Capitale.
Il mondo consumistico con
i suoi prodotti viene riprodotto dagli artisti in questione in modo sgargiante
nelle cromie e nelle forme e vi è una possibile lettura antagonistica, proprio per
questo metodo estremo. Può essere contestato tutto questo sostenendo che
effettivamente gli artisti volessero solamente imitare il mondo colorato dei
consumi. Certamente è quello che si è detto dal principio e certamente manca di
base, come si diceva, una visione ideologica ben netta, ma l’arte spesso agisce
per strade nascoste e metaforiche. Come sosteneva già Engels e poi Lukacs, un’opera
d’arte non svela sempre meccanicamente il suo significato e spesso anche un’artista
lontano da posizioni politiche critiche ma anzi aderente a idee e visioni
reazionarie (ricordiamo Balzac) può fornire una lettura netta delle
contraddizioni storico-sociali.
Raffaele Gatta
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