Giovanni Raboni: la Milano umana

Leggere Raboni è un piacere. Un carezza nell'anima. Fa bene al cuore. Si scivola dentro un mondo umano e reale con tutti i suoi peccati, i suoi difetti ma anche con le delicate essenze dell'essere umano.

E Raboni fa bene anche a Milano, città assurta dal boom economico fino agli anni '80, nell'immaginario colletivo,sì a città simbolo del benessere ma anche a metropoli fredda, cinica, immersa solamente nella nebbia tra industria e moda.
Con i suoi versi Milano diviene poetica e umana. Per questo egli è anche un poeta politico perché in lui torna la gente, la collettività.
Se pensiamo a ''Risanamento'' testo poetico della malinconia e della morte, possiamo commuoverci nel sospiro di una città che non c'è più.

''Eh si, il Naviglio è a due passi...la nebbia era più forte prima che lo coprissero...Ma quello
che hanno fatto , distruggere le case,
distruggere quartieri, qui e altrove,
a cosa serve? Il male non era
lì dentro nelle scale, nei cortili,
nei ballatoi, lì semmai c’era umido
da prendersi un malanno.''

È lo sgomento per una distruzione, potremmo pensare alla Siria, inutile e vuota. "A cosa serve?" è la domanda. Il male non è nelle cose, nei quartieri, nelle case dove vi è solamente umanità e non il male. Questo è il grande disastro dell'uomo: credere di abbattere cose per trovare pace.

''A me sembra che il male
non è mai nelle cose, gli direi''

Anche noi dovremmo dirlo a tutti...ai bambini ma soprattutto ai politici.

Raffaele Gatta

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